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domenica 27 agosto 2017

Bocconcini di melanzane allo yogurt.



Questa domenica vi propongo una ricetta molto fresca che può essere servita come sia come antipasto che come secondo..
  • 100 gr yogurt greco
  • 1 melanzana lunga 
  • 1 pomodoro 
  • coriandolo fresco
  • bacche di coriandolo
  • menta
  • peperoncino
  • olio extravergine d'oliva
  • sale


Affettate la melanzana per il lungo in fettine sottili, ottenendone almeno 12. Scottatele in una padella cosparsa con un po’ di sale per 1minuto e mezzo per lato. Pulite un ciuffetto di coriandolo fresco e uno di menta e tritateli; schiacciate un cucchiaino di bacche di coriandolo. Aggiungete lo yogurt, peperoncino e 2 cucchiai di olio, poi distribuite il composto sulle fette di melanzana e arrotolatele a involtino. Fate un battuto con 1 o 2 fette di pomodoro, conditelo con un filo di olio e un pizzico di sale. Irrorate gli involtini con questo battuto di pomodoro e servite…
Song: "I'm Crying" The Animals

Oggi vi parlo di una band che riuscì ad anticipare mezza storia della musica rock, dal garage-rock degli anni '60 al punk-rock degli anni '70, creando un-interpretazione british al rhythm & blues piu’ nero: gli Animals.
Il gruppo nasce a Newcastle Upon Tyne attorno alle figure del tastierista Alan Price e del cantante Eric Burdon. Quest'ultimo entra a far parte, nel 1962, dell'Alan Price R&B Combo, formazione che riunisce il bassista Bryan "Chas" Chandler , il batterista John Steel e il chitarrista Hilton Valentine. Modificano il nome in The Animals, piu’ adatto a descrivere l’attitudine selvaggia del gruppo. Gli Animals non erano i tradizionali interpreti di cover, perche' imponevano alle loro revisioni uno stile ribelle, e a volte perfino epico, che ne stravolgeva del tutto l'aspetto. Nelle loro mani i classici del blues davano voce alla  sofferenza dei giovani britannici. L'aspetto epico delle loro interpretazioni prese il sopravvento su quello selvaggio. Da semplice urlo di dolore, la canzone degli Animals divenne inno per la rivolta. Erano gli anni degli inni generazionali di Bob Dylan e gli Animals si adeguarono da una prospettiva blues. Grazie a una segnalazione di Graham Bond, il talent scout Giorgio Gomelsky porta il famoso bluesman Sonny Boy Williamson a Newcastle per incidere con la band: il risultato dell'incontro è documentato nei 33 giri “ The Animals Live At The Club A Go Go” e “The Animals With Sonny Boy Williamson.
Il debutto londinese del quintetto avviene al Crawdaddy Club di Gomelsky, ma è il produttore Mickie Most a mettere sotto contratto la band.
Nel 1964 incidono i primi due 45 giri: "Baby Let Me Take You Home" (il debutto discografico della formazione) presenta un'originale miscela di rhythm&blues, beat e folk. Prendendo spunto dallo stesso album di Josh White sul quale compare il traditional fonte d'ispirazione per la prima canzone, incidono una memorabile versione di un altro traditional, "The House Of The Rising Sun", che in estate li impone in tutto il mondo.
Alla fine di luglio, il gruppo incide dodici canzoni, alle quali aggiunge "Boom Boom" e "Dimples" per completare “The Animals, il debutto a 33 giri che in novembre raggiunge le posizioni alte delle classifiche di vendita e conferma il grande amore per i padri della musica nera quali John Lee Hooker e del rock&roll. Lo stesso giorno di fine luglio incidono due canzoni di Price e Burdon, "I'm Crying" e "Take It Easy", che servono per il loro terzo 45 giri, seguìto, nel gennaio 1965, da un altro sensazionale successo: "Don't Let Me Be Misunderstood", ispirato dalla versione di Nina Simone e "Bring It On Home” di Sam Cooke.
 Il secondo album “Animal Tracks, che esce nel maggio 1965. Oltre a essere l'ultimo disco di Price con il gruppo, sostituito da Dave Rowberry , è la conferma dell'oculata scelta di riproporre classici quali "Roadrunner", "I Ain't Got You" e le splendide "Hallelujah, I Love Her So" e "I Believe To My Soul" di Ray Charles.
Il sesto 45 giri intitolato "W've Gotta Get Out Of This Place" è un'altra pietra miliare della musica del periodo, raggiunge i primi posti delle chart e presenta per l'ultima volta l'organico originale.
Dopo il singolo "It's My Life" (è l'ultima collaborazione con il produttore Mickie Most) e l'abbandono di John Steel a favore di Barry Jenkins, la formazione apre il 1966 con il notevole singolo "Inside Looking Out", seguito un mese più tardi da "Don't Bring Me Down" e quindi dal terzo, prezioso album “Animalism (negli Stati Uniti viene pubblicato, nel settembre 1966, come “Animalization” e con tracce diverse rispetto al titolo britannico).
A questo punto Burdon lascia il gruppo, ma in settembre pubblica il 45 giri "See See Rider" È una svolta verso il nascente movimento psichedelico, tanto che in California nascono, attorno al cantante e a Jenkins, i New Animals.
 È “Winds Of Change a presentare il vero, nuovo marchio Eric Burdon & The New Animals, con sonorità più in linea con quell'eccezionale annata durante la quale il cantante partecipa anche al Monterey Pop Festival. Il disco contiene "San Franciscan Nights" (uno degli inni della generazione hippie), "Paint It Black" e "Yes I'm Experienced" (la risposta alla domanda hendrixiana "Are You Experienced ?").
Nel 1968, sospinti dall'ottima performance di Monterey e dall'inno pacifista "Sky Pilot", gli album “The Twain Shall Meet” e “Every One Of Us” (con l'aggiunta del tastierista Zoot Money all'organico) confermano un Eric Burdon alle prese con percorsi lontani dagli inizi ("New York 1963-America 1968" è una lunga pièce di ben venti minuti). Scoraggiato dagli scarsi riscontri in patria, quando gli ultimi due album vengono pubblicati ha già sciolto i New Animals per dedicarsi a un interessante carriera solista.


lunedì 21 agosto 2017

Soulkitchen al Pop Eat 17!


Ieri si è conclusa la bellissima esperienza di Soulkitchen  al Pop Eat -nutriamo il borgo, festival curato da Orianna Fregosi e patrocinato dal Comune di Castelnuovo Magra nato dal connubio tra la cucina tradizionale ligure e della Lunigiana, le arti visive, la ricerca artistica e convivialità. Il meraviglioso borgo di Castelnuovo  ha ospitato me e numerosi "creativi del cibo " per una due giorni piena di gente e ricca di energia positiva.
Devo ringraziare in particolar modo i proprietari del giardino della Rebellera che mi hanno permesso di portare Soulkitchen fuori dal web esponendo le 16 fotografie associate ai 16 piatti del menù Pop Eat , accompagnati da 16 vinili che ho fatto ascoltare durante la prima serata del festival..un viaggio tra soul, beat, rock e punk che potrete ascoltare cliccando il link che trovate qui sotto...e ora, ricomincio a cucinare e scrivere, promesso!

domenica 13 agosto 2017

Buone vacanze!


Questa domenica non vi parlo di un disco o di un gruppo famoso..vi parlo di me e vi do appuntamento il 19 e 20 agosto, dalle 17 al Pop Eat, a Castelnuovo dove potrete vedere e ascoltare Soulkitchen dal vivo!

                    

Fin da bambina  ho respirato i profumi delle cucine, con mio padre cuoco e mia madre che mi faceva giocare e sperimentare con i vari ingredienti per creare delle ricette.
Da adolescente, incomincio ad innamorarmi della musica, scopro i negozi di dischi e compro il mio primo vinile, "The Doors": quei suoni "aprono le porte"della mia percezione musicale mi spingono alla ricerca e all'ascolto di bands di quegli anni e poi a ritroso al beat, al rock'n’roll, al soul, inizio a collezionare i vinili, il supporto audio che amo di più.
Crescendo la  passione per il buon cibo e la buona musica aumenta, inizio a lavorare nel circuito musicale locale, segue e supporto gruppi della zona, primo fra tutti i Peawees, e lavoro per molti anni allo Shake Club a La Spezia, senza smettere di cucinare per me e per gli altri, mentre ascolto i miei dischi e parlo di musica con chi è seduto al mio tavolo.
11 anni fa decido di unire queste due grandi passioni in questo blog, il cui nome nasce proprio dal titolo di una canzone dei Doors, “Soulkitchen”. Nel blog, potete trovare vari tipi di ricette, tutte accompagnate miei pensieri riguardanti il disco che stavo ascoltando quando le ho preparate, un connubio tra musica e cibo, che si fondono e vi accompagnano in un'esperienza plurisensoriale, fatta di immagini, odori, sapori, suoni e parole. Grazie questo blog, sono stata  invitata  da Contatto Radio - Popolare Network alla trasmissione "L'Ultimo Negozio Di Dischi Sulla Terra" per raccontare un menù musicale ed ho partecipato come ospite ad una puntata di Cascasse il Monday al Lavoratorio Artistico di Sarzana.
A #popeat17  , attraverso una galleria fotografica vi porterò dentro al mio  blog e cercherò di farvi vivere l’esperienza di un vero e proprio percorso culturale tra cibo e musica!

domenica 6 agosto 2017

 Cheesecake alle pesche e yogurt greco.


La cheesecake alle pesche e yogurt è una torta fredda allo yogurt senza cottura, ideale per l'estate, pechè fresca, leggera e ricca di frutta di stagione.

Ingredienti :
Per la Base:

  • 250 gr di biscotti (tipo digestive)
  • 100 gr di burro (fuso)

Per la Crema allo Yogurt:

  • 500 gr di yogurt greco
  • 400 ml di panna per dolci
  • 70 gr di zucchero per dolci
  • 10 gr di colla di pesce (gelatina)
  • 4 cucchiai di latte
  • 3 pesche
Per Decorare:
  • 2 pesche

Per preparare la cheesecake alle pesche e yogurtiniziate dalla base. Spezzettate i biscotti nel boccale di un mixer e frullateli fino a polverizzarli.Trasferiteli poi in una ciotola ed aggiungete il burro fuso. Mescolate bene per far assorbire il burro a tutta la polvere di biscotto. Trasferite il preparato in uno stampo a cerniera di 24cm di diametro, rivestito con della carta forno, e pressatelo con il dorso di un cucchiaio per ottenere una base compatta. Fate poi raffreddare la base della torta in frigorifero per almeno 30 minuti. Nel frattempo procedete alla preparazione della crema di yogurt. Mettete in una ciotola grande lo yogurt, la panna e lo zucchero a velo e lavorate con le fruste elettriche per montare il composto. Tagliate a pezzi piccoli le pesche nettarine, aggiungeteli alla crema appena preparate e mescolate delicatamente. Poi unite il latte raffreddato nel quale avrete sciolto i fogli di colla di pesce ammollati in acqua fredda e strizzati. Amalgamate bene il tutto. Versate la crema preparata sulla base della torta e riponetela nuovamente in frigorifero per un'ulteriore fase di raffreddamento, di almeno 5-6 ore. Solo quando la torta si sarà completamente raffreddata potrete decorarla a piacere con altre pesche a fettine..La vostra cheesecake alle pesche e yogurt è pronta per essere servita!

Song: "A Sunday Kind Of Love " Etta James





Questo disco è capitato tra le mie mani grazie alla mia amica Laura: quando l'ho ascoltato ho pensato che non si trattava di un semplice vinile di una bravissima cantante ma di un vero MIRACOLO. Il dolore, la passione e la vita uscivano fuori dalle casse, entravano nelle mie vene come un fluido magico che faceva vibrare ogni angolo della mia anima e la metteva a nudo. Perché  Etta James ha questo dono: riesce a spogliarti l'anima. Il blues, soul, jazz, R & B, e rock si fondono in lei e diventano un’alchimia che ha forgiato una carriera di cinque decenni con una voce calda, appassionata e affascinante, donandoci più di una dozzina di singoli di successo e guadagnandosi quattro Grammy e un posto prominente nella Rock and Roll Hall Of Fame. Jamesetta Hawkins, nata a Los Angeles il 25 gennaio del 1938. La sua 'carriera' incomincia prestissimo: a cinque anni è già un prodigio del gospel, che canta in chiesa e in radio con una voce splendida e una sicurezza che non ti aspetteresti da una bimba così piccola. Gioca a suo favore il suo straordinario talento e la guida attenta di James Earle Hines, uno dei pezzi grossi fra i pianisti jazz, uno di quelli che entrerà nella storia del genere. Dopo quasi sette anni di esperienza gospel, Etta James si trasferisce a San Francisco: è il 1950. Nel giro di pochissimo tempo riesce a mettere insieme un trio vocale con altre due ragazze, le “Creolettes”e due anni dopo Johnny Otis concede loro un'audizione. Etta James ha 14 anni e questo è l'incontro che cambia definitivamente la sua vita: Otis rimane infatti folgorato da lei e dalle sue due compagne d'avventura e nel giro di un altro paio di anni le convoca a Los Angeles per incidere un brano negli studi di Modern Records. Il singolo inciso si intitola "Roll With Me Henry", eseguito dalla band di Otis con Richard Berry alla voce (il pezzo è conosciuto anche come "Dance With Me Henry"). Secondo la leggenda è in questo periodo che Otis 'lavora' sul nome di Jamesetta per trovare il nome d'arte Etta James. Sempre in questo periodo Otis decide di chiamare il trio vocale Peaches (soprannome di Etta). Nel 1955 "Roll With Me Henry" raggiunge la prima posizione nelle classifiche r&b, anche se con un titolo diverso: "The Wallflower" (il cambio è dovuto alle connotazioni non proprio perbene che secondo alcune emittenti radiofoniche erano nascoste nel titolo originale). Dopo il fortunato esordio discografico pare che la strada verso il successo sia in discesa. Invece ci vuole ancora qualche anno prima della vera esplosione: il resto del decennio conferma la fiducia di Modern Records, ma dopo lo scioglimento delle Peaches i successivi tentativi discografici non sono coronati da un successo paragonabile a quello di "The Wallflower". Ne sono testimonianza brani come "Good Rockin' Daddy" (che pure non si piazza male in classifica), "W-O-M-A-N" e "Tough Lover". La seconda svolta, nella carriera di Etta James, arriva nel 1960: è in questo anno che la cantante cambia etichetta e firma con Argo Records, sussidiaria di Chess Records. Rimarrà con loro per i successivi sedici anni, durante i quali Etta James diventa famosissima e vede affiancare il suo nome a quello di Aretha Franklin e Dionne Warwick. La partenza con la nuova etichetta è subito in quarta: Leonard Chess capisce tutto il suo potenziale e la promuove come cantante di ballad, capace di sfumature pop e di ruvidezze gospel. Sanciscono la nascita di una stella brani come "All I Could Do Was Cry" (eseguita col suo fidanzato di allora, Harvey Fuqua), o come "At Last" , "Trust In Me" o la mia preferita “A Sunday Kind Of Love”. La grande stagione prosegue per i restanti anni Sessanta grazie a perle come "Something's Got A Hold On Me" (1962), l'LP "Etta James Rocks The House" (1963, registrato dal vivo al New Era Club di Nashville) e il duetto con l'amico d'infanzia Sugar Pie De Santo ("In The Basement", anno 1966). In questi anni purtroppo incomincia la sua dipendenza dall'eroina che la porta ad essere spesso ricoverata in clinica a Los Angeles. Nel 1967 arriva uno dei brani destinati a diventare un classico del suo repertorio: si tratta di "Tell Mama", registrato presso gli studi di Rick Hall insieme a un altro singolo di tutto rispetto come "I'd Rather Go Blind". A differenza di quest'ultimo brano, che è una classica ballad, "Tell Mama" si muove nel solco del southern soul e preannuncia la maggiore versatilità che caratterizza gli ultimi anni di contratto con Chess Records (Etta rimane fino al 1975). E per versatilità s'intende persino qualche esperimento rockeggiante, al limite dell'avventatezza. Il pieno ritorno nei territori soul che padroneggia è fissato per il 1988, grazie a "Seven Year Itch" (registrato per conto di Island Records). Non è però la fine della sua vena versatile: lo dimostrano il quasi sperimentale "Sticking To My Guns" (1990) e le sempre più frequenti incursioni nel jazz e nel blues. Album come "Let's Roll" (2003) o "Blues To The Bone" (2004). Etta James muore all'età di 73 anni il 20 gennaio 2012 , nel Riverside Community Hospital a Riverside in California, dopo una lunga lotta contro il diabete e leucemia, lasciandoci l’enorme dono di una delle più grandi voci soul della storia della musica.