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domenica 22 dicembre 2013

Biscotti alla farina di castagne.

Biscotti "gluten free" perfetti per un pomeriggio casalingo , da abbinare con  un te aromatico o una cioccolata calda con la panna!



ingredienti:

  • 250 gr di farina di castagne
  • 140 gr di burro
  • 1 uovo intero + 1 tuorlo
  • 100 gr di zucchero di canna
  • 50 gr di amido di mais
  • 50 gr di zucchero a velo


Mettete la farina di castagne su una spianatoia, fate un buco al centro e metteteci il burro tagliato a tocchetti, l’uovo e il tuorlo, lo zucchero, l’amido di mais e lo zucchero a velo. Impastate energicamente, sino a quando otterrete un composto morbido e omogeneo, dopodiché copritelo con un panno da cucina e lasciatelo riposare per 1 ora.
Dopo la lievitazione, stendete l’impasto su un piano da lavoro infarinato e, con le apposite formine, ritagliate i biscotti. Metteteli su una teglia rivestita con la carta forno e infornateli a 180°C per circa 12-13 minuti, sino a quando diventeranno dorati e croccanti. Sfornateli e aspettate che si raffreddino prima di servirli


Song: "Louie Louie" The Kingsmen



Louie Louie è stata scritta nel 1955 da Richard Berry.
La canzone fu originariamente scritta e cantata sullo stile di una ballata giamaicana. Il brano narra in semplici versi la storia, in prima persona, di un marinaio giamaicano che ritorna a casa dalla sua amata.
Dopo la versione originale di Richard Berry, la canzone fu portata al successo per la prima volta dai The Kingsmen nel 1963.  Uno dei fattori del successo di questa versione di Louie Louie fu la leggenda che in realtà dietro l'incomprensibilità del testo si nascondesse un testo osceno e ricco di doppi sensi sessuali molto spinti che dipingevano in modo diverso il rapporto fra il marinaio e la Louie del testo originale. Girarono fra gli adolescenti dell'epoca fogli su cui era stampato il vero testo di Loue Loue.  Per questo motivi la canzone fu bandita dalla programmazione di molte emittenti radio degli Stati Uniti, compreso l'Indiana, dove fu personalmente il governatore dello Stato ad intervenire per la censura del brano. Tutto ciò avvenne nonostante nessuno riuscisse a comprendere il testo in diversi punti del brano e nonostante le continue smentite da parte di Ely. L'FBI istituì un'indagine che si protrasse per più di 31 mesi e che si concluse con la motivazione che non erano stati capaci di interpretare nessuna delle parole del testo.

giovedì 5 settembre 2013

Orecchiette con acciughe e fiori di zucca



...eccomi di nuovo qui! In questi ultimi mesi mi è successa una cosa meravigliosa: sono diventata mamma del piccolo Damiano che assorbe tutto il mio tempo..è un'esperienza unica e stupenda..Certo, tempo da dedicare alla cucina ce n'è poco ma proprio in questi giorni mi è venuta una gran voglia di rimettermi ai fornelli..e ieri è nata questa ricetta molto semplice e veloce ma altrettanto gustosa!
Ingredienti:

  • 500 gr di orecchiette fresche
  • 500 gr di fiori di zucca
  • 6 filetti di acciughe sott'olio
  • 4 pomodori perini
  • 2 spicchi d'aglio
  • sale
Song: "Police and thieves" The Clash



Mettere la pentola con l'acqua a bollire.
Tagliare i pomodori a cubetti e farli appassire in padella con un filo d'olio d'oliva, aggiungere i filetti di acciughe e gli spicchi d'aglio tritati. Dopo 5 minuti aggiungere mezzo mestolo di acqua di cottura della pasta e mescolare. Lavare i fiori di zucca e con una forbice da cucina tagliarli a striscioline; quando i filetti di acciughe si saranno disfatti aggiungere i fiori di zucca e amalgamare il tutto per qualche minuto (potete aggiungere un pizzico di sale ma assaggiate sempre prima perchè le acciughe sono già molto salate). A questo punto bollire le orecchiette per 4 minuti e continuare la cottura per un altro minuto saltandole in padella con il condimento..e il piatto è pronto!

Song: "Complete Control" The Clash


Il pezzo viene spesso citato come uno dei migliori singoli punk, e alimenta la polemica con le case discografiche, i manager e verso lo stato del punk stesso. La motivazione che portò alla composizione di Complete Control va ricercata nel fatto che la casa discografica del gruppo, la CBS Records, pubblicò Remote Control senza chiedere il parere del gruppo stesso, e questo fece infuriare i componenti dei Clash. La canzone fa riferimento anche ai manager che in quel periodo volevano avere il pieno controllo sui loro gruppi (Bernie Rhodes per i Clash e Malcolm McLaren per i Sex Pistols). Il titolo della canzone deriva comunque da questa frase:
« "Bernie [Rhodes] had a meeting in The Ship in Soho after the Anarchy Tour. He said he wanted complete control...I came out of the club with Paul [Simonon] collapsing on the pavement in hysterics at those words." — Joe Strummer, 1991.[senza fonte] »
Il pezzo contiene allusioni anche contro la pratica della polizia di sbattere fuori (letteralmente lanciandoli attraverso le uscite di sicurezza) i punk un po' troppo esagitati durante i concerti. Ed inoltre si fa riferimento agli ideali punk calpestati dalle case discografiche, un ingranaggio della quale il gruppo entrò a far parte suo malgrado, e di conseguenza alla rabbia per il tradimento subito. Questa parte del messaggio si può comprendere attraverso questa frase tratta dal testo:
« "They said, we'd be artistically free/When we signed that bit of paper. - "Loro dissero, sarete artisticamente liberi/Quando avrete firmato questo pezzo di carta." »

Il pezzo venne registrato ai Sarm East Studios di Whitechapel, con ingegnere del suono Mickey Foote e produttore Lee "Scratch" Perry. Perry conobbe i Clash attraverso la loro cover del pezzo di Junior Murvin, Police and Thieves, e ne rimase particolarmente colpito, al punto di inserire una foto del gruppo (l'unico gruppo o artista bianco ad avere quell'onore) nel muro dei suoi Black Ark Studio a Kingston, in Giamaica. I Clash seppero che Perry si trovava a Londra in quel periodo, per la produzione di un disco di Bob Marley & The Wailers, e lo invitarono a produrre il singolo. Perry accettò immediatamente l'invito. Complete Control sarà anche il primo pezzo inciso da Topper Headon, in seguito all'abbandono di Terry Chimes.

venerdì 9 agosto 2013

Paccheri al timo con filetti di triglia e zucchine

Paccheri al timo con filetti di triglia e zucchine.



In estate non sempre si ha voglia di mettersi a cucinare un primo e un secondo, fa caldo e si ha voglia di qualcosa di leggero senza rinunciare al "sapore": ecco che questa ricetta mette insieme la pasta, la verdura e il pesce, così potrete preparavi un piatto unico molto gustoso!

Ingredienti:
  • 400 gr di paccheri.
  • 350 gr di triglie
  • 3 zucchine.
  • 2 spicchi d'aglio
  • due cucchiai d'olio d'oliva extravergine
  • un bicchiere di vino bianco
  • sale
Mettere a bollire l'acqua. Nel frattempo pulire le triglie, svuotare le interiora e diliscarle (in alternativa comprare i filetti di triglia già puliti, molto più rapido!!). Tagliare l'aglio a fette sottili e farlo soffriggere delicatamente in padella con l'olio, a fuoco basso. Tagliare le zucchine a strisce sottili e farle saltare in padella con l'aglio per 5 minuti, aumentando la potenza della fiamma. Nel frattempo l'acqua per la pasta dovrebbe essere pronta, salate e cuocete i paccheri per 16 minuti.  Trascorsi i 5 minuti aggiungere le triglie e il bicchiere di vino bianco a sfumare. Mescolare con delicatezza e lasciare cuocere altri 10 min,  aggiungendo mezzo mestolo di acqua di cottura della pasta se il condimento dovesse restringersi troppo .Trascorsi i 10 minuti spegnete,  aggiungete i due cucchiai di timo e salate. Quando la pasta è cotta scolatela e fatela saltare in padella con il condimento...servire con un filo d'olio a crudo...

SONG: "Magic Bus" The Who


Scritta da Pete Townshend all'epoca di " My Generation", dunque nel 1965, ma tenuta nel cassetto fino al 1968. Leggendaria la copertina, psichedelica, con gli Who che saltano attorno al loro magic bus floreale. E' una canzone d'amore: il protagonista è stufo di dover fare ogni giorno la fila per prendere l'autobus che lo porta dalla sua innamorata e allora chiede all'autista di vendergli l'autobus così da poter raggiungere la sua ragazza con maggior tranquillità. All'inizio l'autista rifiuta ma poi, alla fine della canzone cambia idea perchè nelle ultime strofeil protagonista dice che è lui a portare a casa la sua bella ogni giorno, ogni giorno per una strada diversa..





venerdì 29 marzo 2013

Torta Sbrisolona.



Mi hanno regalato della ricotta freschissima con la quale ho provato uno dei dolci che amo di più, la torta sbrisolona..è un dolce povero, di origini contadine; un tempo, a differenza degli ingredienti attualmente utilizzati, era molto più presente la farina di mais, al posto del burro si utilizzava esclusivamente lo strutto e al posto delle mandorle venivano utilizzate le nocciole che erano più economiche...io l'ho fatta seguendo la ricetta "contemporanea"!


Per la base
  • 200 g di farina bianca tipo 00
  • 100 g di farina di mais fine 
  • 100 g di burro ben freddo
  • 1 uovo
  • 50 g di mandorle pelate
  • 130 g di zucchero
  • 1 bustina di vanillina
  • 1 cucchiaino di lievito
  • 1 pizzico di sale
Per il ripieno
  • 250 g di ricotta
  • 1 cucchiaio di latte
  • 30 g di zucchero
  • 1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia o 1/2 bustina di vanillina
  • 50 g di gocce di cioccolato
Song: "The snake" AL Wilson


Tritare grossolanamente le mandorle e metterle da parte. Frullare le farine, il sale, il burro velocemente, unire poi l'uovo e la vanillina assieme al lievito e alla mandorle. Si dovrà ottenere un composto di briciole da impastare velocemente a mano, con la punta delle dita. Non si deve compattare al contrario della pasta frolla ma rimanere sbriciolato. Lavorare con un cucchiaio la ricotta con il cucchiaio di latte, ammorbidendola. Unire lo zucchero, l'aroma e le gocce di cioccolato e mescolare bene per ottenere una crema omogenea. Preriscaldare il forno a 180°. Foderare una tortiera con un foglio di carta da forno e distribuirvi sopra 2/3 del composto di briciole. Versare il ripieno di ricotta e distribuirlo uniformemente. Infine distribuire sopra la restante parte del composto di briciole cercando di ottenerne uno strato uniforme Cuocere la torta in forno per 40 min, poi sfornarla e farla raffreddare prima di gustarla!!

giovedì 28 marzo 2013

Fagottini di verdura.


 Questi fagottini sono perfetti per il menù di pasqua, le verdure che ho usato sono quelle che piacciono di più ad un gruppo di care amiche e spero che li possano assaggiare presto!!..Sono buoni sia caldi che tiepidi, accompagnati da un'insalata o come antipasto


Ingredienti:

  • 2 rotoli di pasta sfoglia
  • 2 cipolle
  • 2 peperoni (rosso e giallo)
  • 2 patate grandi
  • 4 carciofi
  • 150 gr di robiola
  • latte di soia
  • 100 gr di mandorle tritate 
  • un bicchiere d'acqua
  • sale
  • ti

Pelare le patate, tagliarle a cubetti e lessarle per 10 minuti dal bollore dell'acqua, nel frattempo pulire i carciofi eliminando le foglie più dure e la barba interna, poi tagliarli a cubetti e metterli per qualche min in acqua acidulata.  Lavare i peperoni e privarli dei semi poi tagliarli a dadini. Sminuzzare  le cipolle, farle appassire con un pò d'olio e aggiungervi i carciofi e i peperoni con un  bicchiere d'acqua.Cuocere con il coperchio per circa 15 minuti, quando i carciofi e i peperoni  sono morbidi togliere il coperchio, far asciugare l'acqua e aggiungere le patate.
Aggiustare di sale e pepe, unire la robiola, le mandorle tritate, il timo e un pizzico di sale.
Far raffreddare il composto, dividere la pasta sfoglia in 12 quadrati, in ciascuno dei quali si metteranno 2 cucchiai abbondanti del composto. Per ogni quadrato unire al centro le 4 estremità e chiudere le fessure tra un lembo e l'altro schiacciando la pasta sfoglia. Spennellare le superfici dei fagottini con il latte di soya e cuocere in forno a 200° per 20 min...

Song: "I'll take care of you" Mark Lenegan



Il momento di pagare il conto prima o poi arriva per tutti, specie se si ha la necessità di scrollarsi dalle spalle il peso di un certo passato. Può succedere che i fantasmi altrui stringano sinistre alleanze con i propri, o che le armi per scacciarli, o per renderli addirittura amici, vengano prese in prestito da qualcun altro. Così è stato per Mark Lanegan e per il suo blues purificatore: traendo linfa vitale dalla lezione dei grandi, egli è riuscito a plasmare un proprio universo musicale e poetico in cui immergersi totalmente, non soltanto per ragioni puramente artistiche, ma per la sopravvivenza. La musica laneganiana vive infatti di questa dialettica tra passato e presente, ovvero fra tradizione e vissuto autentico, che finiscono per fondersi indissolubilmente in una dimensione personalissima.
E’ allora naturale che, una volta risolti i propri contrasti, Mark senta di dover sciogliere il debito verso la musica che gli ha salvato la vita e, ancor più, verso le personalità da cui è scaturita. Fred Neil, Eddie Floyd, Tim Hardin, Buck Owens, Tim Rose, l’amico Jeffrey Lee Pierce dei Gun Club sono alcuni tra i nomi omaggiati in I’ll Take Care Of You, disco che già dal titolo (Mi prenderò cura di voi) si configura come un vero e proprio atto d’amore nei confronti di figure imprescindibili non solo per la formazione del songwriter, ma per tutta la tradizione folk blues americana.
Al Nostro basta poco più di mezz’ora per rendere pubblica la sua devozione, e il compito viene portato a termine con la classe che ci si aspetta da un personaggio della sua caratura. Le riletture sono appassionate, le atmosfere calde e avvolgenti, la voce di Mark sempre vibrante e seducente, come se quelle melodie, quelle parole gli fossero sempre appartenute. Apre le danze Carry home (Gun Club), sacrale alla maniera di Cohen, con solo i pizzichi dell’acustica e un Lanegan che, nel vibrante ricordo di un amico che non c’è più, ci regala subito uno dei momenti più toccanti del programma; vaghe reminescenze del Neil Young più country animano Shiloh town (l’originale è di Tim Hardin), retta da essenziali tocchi di piano e dall’ex Screaming Trees sorprendentemente vicino alle capacità interpretative di Buckley (figlio), mentre la suggestiva title track, vecchio pezzo di Bobbie Bland diventato ormai un classico del repertorio laneganiano, dà forma alla soffice eleganza che regnerà in Field Songs.
Il folk americano viene ampiamente tributato in Badi-Da, strepitoso, magico ed essenziale omaggio a uno dei più grandi autori del genere (Fred Neil), nel traditional Little Sadie, nel country rauco à la Waits di Shanty Man’s Life (Dave Van Ronk) e nel classico blues spiritual in minore On Jesus’ Program (O.V Wright). Il disco vive anche di contrasti: da un lato il tono inaspettatamente soft e confidenziale di Creeping Coastline of Lights dei misconosciuti Leaving Trains, replicato nell’ irresistibile soul di Consider me (Eddie Floyd) e nel calore soffuso di Together Again (Buck Owens), dall’altro il finale sporco e fangoso di Boogie Boogie, blues di Tim Rose che anticipa il suono “urbano” dell’ultimissimo Lanegan di Here Comes That Weird Chill.
I’ll Take Care Of You è il canto di un reduce dall’inferno che omaggia affettuosamente coloro che, tenendolo per mano durante il cammino, gli hanno mostrato oscurità e aberrazioni, non mancando di indicargli la via del ritorno. Dopotutto, un disco necessario

mercoledì 9 gennaio 2013

Novità in cucina!


Ciao a tutti!! Dopo vari mesi di latitanza sono tornata e vorrei proporvi una novità: voglio dare più spazio alla musica quindi le canzoni che sceglierò per accompagnare le ricette saranno seguite da aneddoti legati o alla canzone stessa o al gruppo che l'ha scritta..questo era il vero senso del blog quando l'ho pensato, c'è voluto un pò ma finalmente sono riuscita a dargli forma..quindi, buon appetito buon ascolto!
Francesca

martedì 8 gennaio 2013

Cous cous integrale



Il cous cous è un uno di quei piatti che ti salvano se devi cucinare per molte persone e vuoi fare bella figura non spendendo un capitale! Lo preferisco integrale perchè regge meglio la cottura..le verdure indicate sono estive ma io consiglio di farlo con le verdure di stagione, viene senza dubbio più sano e saporito!

  • 250 g di cous cous integrale
  • 2 cucchiai di olio extravergine di oliva
  • 250 ml di brodo vegetale bollente
  • 2 noci di burro
  • 2 o 3 chiodi di garofano
  • 1 pizzico di cannella
  • 1 pizzico di noce moscata
  • 1 spicchio d'aglio
  • 1 carota
  • 1 melanzana
  • 8 pomodorini
  • 1 cipolla
  • 1 peperone
  • 1 zucchino 
  • un pezzo di zenzero grande metà pollice
  • scorza di limone grattugiata



                                
Cominciate con il preparare il cous cous, ponendolo in un tegame largo e basso, aggiungete l’olio, sgranatelo con un cucchiaio.Prendete il brodo vegetale bollente e aggiungete le spezie (chiodi di garofano, noce moscata e cannella).Versate il brodo aromatizzato alle spezie sul cous cous, mescolate, coprite il tutto e attendete che tutto il liquido venga assorbito, dopodiché aggiungere le 2 noci di burro e mescolare il tutto. Lasciare riposare. Preparate le verdure da aggiungere, tagliando a piccoli pezzi i pomodori, i peperoni, le zucchine, il cavolo, il porro, la cipolla ..(aggiungere tutte le verdure che più ci piacciono, preferibilmente di stagione!). Scaldare nel wok l'olio e quando è abbastanza caldo unire l'aglio e le altre verdure, mescolando spesso.Cuocere per 5 minuti se volete che le verdure restino "croccanti" 10 se le preferite più morbide. unite le verdure al cous cous, spolverate con la scorza di limone grattugiata e il gioco è fatto!!!

Song: "I'll take care of you" Mark Lanegan

Il momento di pagare il conto prima o poi arriva per tutti, specie se si ha la necessità di scrollarsi dalle spalle il peso di un certo passato. Può succedere che i fantasmi altrui stringano sinistre alleanze con i propri, o che le armi per scacciarli, o per renderli addirittura amici, vengano prese in prestito da qualcun altro. Così è stato per Mark Lanegan e per il suo blues purificatore: traendo linfa vitale dalla lezione dei grandi, egli è riuscito a plasmare un proprio universo musicale e poetico in cui immergersi totalmente, non soltanto per ragioni puramente artistiche, ma per la sopravvivenza. La musica laneganiana vive infatti di questa dialettica tra passato e presente, ovvero fra tradizione e vissuto autentico, che finiscono per fondersi indissolubilmente in una dimensione personalissima.
E’ allora naturale che, una volta risolti i propri contrasti, Mark senta di dover sciogliere il debito verso la musica che gli ha salvato la vita e, ancor più, verso le personalità da cui è scaturita. Fred Neil, Eddie Floyd, Tim Hardin, Buck Owens, Tim Rose, l’amico Jeffrey Lee Pierce dei Gun Club sono alcuni tra i nomi omaggiati in I’ll Take Care Of You, disco che già dal titolo (Mi prenderò cura di voi) si configura come un vero e proprio atto d’amore nei confronti di figure imprescindibili non solo per la formazione del songwriter, ma per tutta la tradizione folk blues americana.
Al Nostro basta poco più di mezz’ora per rendere pubblica la sua devozione, e il compito viene portato a termine con la classe che ci si aspetta da un personaggio della sua caratura. Le riletture sono appassionate, le atmosfere calde e avvolgenti, la voce di Mark sempre vibrante e seducente, come se quelle melodie, quelle parole gli fossero sempre appartenute. Apre le danze Carry home (Gun Club), sacrale alla maniera di Cohen, con solo i pizzichi dell’acustica e un Lanegan che, nel vibrante ricordo di un amico che non c’è più, ci regala subito uno dei momenti più toccanti del programma; vaghe reminescenze del Neil Young più country animano Shiloh town (l’originale è di Tim Hardin), retta da essenziali tocchi di piano e dall’ex Screaming Trees sorprendentemente vicino alle capacità interpretative di Buckley (figlio), mentre la suggestiva title track, vecchio pezzo di Bobbie Bland diventato ormai un classico del repertorio laneganiano, dà forma alla soffice eleganza che regnerà in Field Songs.
Il folk americano viene ampiamente tributato in Badi-Da, strepitoso, magico ed essenziale omaggio a uno dei più grandi autori del genere (Fred Neil), nel traditional Little Sadie, nel country rauco à la Waits di Shanty Man’s Life (Dave Van Ronk) e nel classico blues spiritual in minore On Jesus’ Program (O.V Wright). Il disco vive anche di contrasti: da un lato il tono inaspettatamente soft e confidenziale di Creeping Coastline of Lights dei misconosciuti Leaving Trains, replicato nell’ irresistibile soul di Consider me (Eddie Floyd) e nel calore soffuso di Together Again (Buck Owens), dall’altro il finale sporco e fangoso di Boogie Boogie, blues di Tim Rose che anticipa il suono “urbano” dell’ultimissimo Lanegan di Here Comes That Weird Chill.


I’ll Take Care Of You è il canto di un reduce dall’inferno che omaggia affettuosamente coloro che, tenendolo per mano durante il cammino, gli hanno mostrato oscurità e aberrazioni, non mancando di indicargli la via del ritorno. Dopotutto, un disco necessario